Maurizio Cattelan - Charlie don't surf - 1997

Il gioco preferito da Cattelan è quello di prendere dei simboli, mescolarli e vedere cosa succede nelle teste di coloro che osservano le sue opere.
La nostra società comunica attraverso simboli ed immagini; gli stessi linguaggi sono creatori di immagini che prendono forma nelle nostre menti e hanno il potere, a volte, di trasformare gli stessi creatori.
Charlie è composto, educato -con la schiena bella dritta che non appoggia allo schienale della seggiole, proprio come vuole il galateo- ed è inchiodato al suo posto dal simbolo per eccellenza dell'educazione scolastica.
La sua visuale è bloccata dalla parete e dalle finestre chiuse.
Charlie è il perfetto prototipo della persona per bene, formato da una società colta -il banco di scuola- e dalle buone maniere.
Eppure Charlie non è sé stesso. Diventa egli stesso una convenzione sociale.
È questo che vuole Charlie? È questo a cui deve tendere la cultura impartita a scuola?
Per non parlare delle convenzioni sociali, forse, rappresentate da quel muro invalicabile che è la chiusura mentale.

Commenti