Caravaggio - La Vocazione di san Matteo - 1599-1600


Quest'oggi il nostro caffè sarà un po' meno ristretto del solito. Per chiunque voglia leggere l'articolo del Corriere della Sera, è riportato completamente qui (con tanto di link). Altrimenti, saltatelo pure a piè pari e continuate a leggere il post in fondo.

Caravaggio, un pittore di Cristo
Anche nelle sue opere realistiche o sessualmente allusive sono immanenti i simbolidi un cattolicesimo pauperistico. E nella Canestra di frutta mise dettagli significativi 
di Pierluigi Panza 
Alla fine, il 18 luglio del 1610 – spirato su un letto della confraternita di Santa Maria Ausiliatrice oppure sulla spiaggia di Porto Ercole — il suo liber vitae non era di certo immacolato. Se si fosse sfogliato pagina per pagina si sarebbero potute leggere un sacco di cattive azioni: l’omicidio di Ranuccio Tommasoni avvenuto a Roma il 28 maggio del 1606; un assassinio a Milano - mai provato - del quale lo accusava il biografo Girolamo Mancini; il ferimento del notaio Mariano Pasqualone a causa della gelosia verso Lena, la preferita; le querele di Prudenzia Bruni, sua padrona di casa, per non aver pagato l’affitto; le spese matte ai dadi e alle carte; i litigi e le sassate per strada; i giuli sperperati all’hosteria della Lupa; le prostitute dalle quali si serviva nei vicoli del Divino Amore; la fuga dal carcere dei Cavalieri a Malta; la sessualità promiscua con ragazzini trattati come cani… Eppure il «valent’huomo» (come amava definirsi) Michelangelo Merisi da Caravaggio è da ritenersi un vero pictor Christi. Se nei comportamenti non appare un rigoroso servo di Cristo in tera, possiamo assicurare che lo fu nelle opere che, per un artista, sono la vita stessa o qualcosa di più. Michelangelo Merisi era stato battezzato a Milano e vissuto nella cattolicissima Caravaggio, dove il 26 maggio del 1432 a una donna di nome Giannetta era apparsa la Vergine. Era stato educato a una formazione cattolico-pauperistica nello spirito di San Carlo Borromeo e le sue frequentazioni formative da ragazzo erano avvenute nelle parrocchie sotto la cura dello zio sacerdote, che lo spingerà a Roma dal cardinal Del Monte. A Milano Caravaggio formò la sua visione del mondo ispirata al pauperismo: «Amava un cristianesimo delle origini nel solco di San Carlo», ricordava in un saggio Maurizio Calvesi. Potremmo definire la sua ideologia una sorta di «cristianesimo di sinistra» che si opponeva ad aspetti della Controriforma troppo dogmatici o lontani dalle esigenze dei più poveri. Il giovane Merisi, per altro, potrebbe aver seguito le lezioni di catechismo che la marchesa Costanza Colonna era solita impartire nei giorni festivi nel borgo. Attestata dai documenti è anche una fervida partecipazione di Caravaggio all’adorazione delle sante Quarant’Ore (nel 1594) e la sua presenza nell’abitazione romana di monsignor Pandolfo Pucci, detto «monsignor insalata» per il suo stile sobrio e pauperistico. Pensare che tutta questa formazione si sia dissolta nel fluido violento della sua vita e della sua pittura con il suo arrivo a Roma sarebbe un errore. Alla luce della grammatica iconologica della fine del Cinquecento, si scopre infatti che Caravaggio nasconde nei suoi quadri sempre una ricca serie di simboli cristiani. Non solo nei dipinti esplicitamente religiosi (come le Cena in Emmaus o la Cattura di Cristo) ma anche nei quadri apparentemente realistici, come quelli dedicati ai suonatori di liuto o nelle nature morte come la Canestra di frutta dell’Ambrosiana (a cui è dedicato il secondo libro della collezione «I capolavori dell’arte», a cura di Philippe Daverio, in edicola con il «Corriere della Sera»). Nei dipinti religiosi le allegorie sono evidenti: nel luglio del 1600 il significato pittorico della Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi (che ospita la Vocazione di San Matteo) era una evidente metafora teologica che assimilava l’ombra al peccato e il fendente di luce alla Grazia. Ma anche la piccola Canestra, un olio su tela (31 x 47 centimetri) realizzato nel 1599, è un dipinto cristiano; anzi vi è raffigurato Cristo stesso. Nel Cinquecento, infatti, l’Eucarestia è «Charitas» e «Fructus». I testi del Concilio Tridentino associano il Santissimo sacramento all’ammirabile frutto: l’Eucarestia, Cristo, è frutto di Dio agli uomini. Ma se la Canestra dell’Ambrosiana rappresenta Cristo, ovvero il «Fructus», interessante è seguire il percorso della canestra anche in un quadro apparentemene a forte contenuto erotico o sensuale come il Ragazzo con il cesto di frutta della Galleria Borghese. Questo quadro, da cui Caravaggio ha estrapolato la canestra, rimanda in termini simbolici, come individuò Dalma Frascarelli, «al sacrificio di Cristo e all’oblazione che i cristiani sono chiamati a portare all’altare, in segno di imitatio Christi». Anche la bocca socchiusa e la spalla nuda del ragazzo che regge il cesto alluderebbero all’offerta del proprio corpo, che in chiave sensuale è quella del ragazzo ma in chiave mistica e di fede è quella del corpo di Cristo. La Canestra va letta alla luce della predicazione del tempo, come quella di San Carlo Borromeo del 12 giugno 1583: «Ciò che per la primitiva Chiesa era Cristo è per noi l’Eucarestia; anche la sua forza è la medesima, e voi riceverete gli stessi frutti». L’immagine dei frutti ricorre sovente nei Vangeli e nella liturgia. Analoghe considerazione si possono trarre dalla frutta sul tavolo del Suonatore di liuto dell’Ermitage, che può essere interpretato come lo sposo del Cantico dei Cantici. Possiamo riscoprire questa vorace immanenza di Cristo in Caravaggio anche in artisti più vicini a noi, come in Giovanni Testori o Pierpaolo Pasolini. O, persino, in provocatori irregolari come Andres Serrano o David . Quando la Canestra di Caravaggio venne utilizzata come simbolo sul retro delle vecchie centomilalire, invece, non era nella collocazione più appropriata al suo significato.http://www.corriere.it/cultura/14_agosto_28/caravaggio-pittore-cristo-9bf133d4-2edd-11e4-866c-ea2e640a1749.shtml

Forse, nel Paese più ben pensante della nostra vecchia e maltrattata Europa è un obbligo intrinseco riportare tutto al perbenismo. Le abitudini della cara Democrazia Cristiana sono dure a morire e aiutano a vendere (e molto).
Tutto va riportato alla religione e a quel senso di espiazione del peccato?
Quanto è corretto scrivere una biografia riportando delitti "mai provati" o lezioni di catechismo che "potrebbe" aver seguito?
Caravaggio uno dei primi catto-comunisti? Nel Paese del catto-comunismo, forse, è una teoria che aiuta a trovare consenso.
Caravaggio pensa all'Eucarestia nel dipingere la "Canestra di Frutta"? I fiamminghi che hanno inventato la natura morta strabordante di frutta, devono essere stati tutti nostalgici...
Caravaggio è pittore del teatro. Il nero delle sue opere non è una conseguenza diretta della Controriforma organizzata dal Borromeo. Caravaggio prende il nero e lo fa diventare teatro (così come Raffaello rese teatro l'Assunzione della Vergine nella Madonna Sistina (quella con gli angioletti tanto famosi).
Che un suonatore di liuto possa essere visto come lo sposo del Cantico dei Cantici, credo sia un'interpretazione personale e così poco storiografica che forse può raggiungere la panzana propinata nei confronti di Rubens e del suo padre nel figlio prodigo (le mani di Dio (maschile e femmile) per rappresentare che Dio è madre e padre; quando invece Rubens aveva difficoltà a mettere a fuoco le immagini).
Nei prossimi giorni vedremo come Caravaggio sia stato un uomo da teatro (così come lo è la sua vita, costellata di fatti veri e verosimili).
Nessuna luce della della grazie nell'oscurità del peccato, in questo quadro. Siamo di fronte ad una scena teatrale, dove la luce è piegata a favor di camera per offrire una maggior drammaticità alla scena. Anche perché sarebbe stato più teologico far entrare la luce dalla finestra (che è cieca) o farla irradiare direttamente da Gesù (che è sotto la luce) e non da una sorta di faretto cinematografico.

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